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La parola Natale è salva, almeno per ora

Ha fatto scalpore quanto consigliato dall’Unione Europea, anche tra i banchi dei socialisti, di alcuni socialisti. Il fatto di non dire “buon Natale” non solo è un oltraggio per tutti noi, ma proprio perchè non disturba nessuno, nemmeno agli atei o agli islamici. Gli stessi musulmani italiani lo hanno precisato attraverso un comunicato stampa che non vorranno mai cambiare le nostre tradizioni o calpestarle.

Poi, però, è arrivato il passo indietro, scontato, viste le polemiche suscitate, tant’è ci hanno provato. La commissaria europea alla Parità, Helena Dalli, ha ritirato le linee guida sulla comunicazione inclusiva che avevano innescato la polemica sull’uso del parola Natale.

Le culture e le identità infatti rappresentano una preziosa risorsa di resistenza dacché i popoli e gli individui aventi ancora identità sono quelli che possono dunque opporre al nulla della civiltà dei mercati i valori della propria identità e della propria civiltà. Vige quello che io ho definito il teorema anti-identitario. Gli architetti del globalismo associano inappellabilmente il concetto d’identità a quello di violenza muovendo dal presupposto, ingiustificato, che chi ha un’identità è pericoloso per le identità altrui. Il teorema che consegue da questa proposizione è il seguente: se vogliamo un mondo pacificato dobbiamo rinunciare alla nostra identità per aprirci a quella altrui. Tuttavia questo teorema se applicato universalmente produce non certo il dialogo multiculturale tra le identità ma uno svuotamento delle identità e dunque la produzione di un mondo post-identitario.